giovedì 29 agosto 2013

L'intervento armato in Siria


La Siria 2013 non è il Kuwait 2003. E nemmeno il Kosovo o la Bosnia. Dieci anni dopo ritornano venti di guerra in Medio Oriente. Anche se di guerra nessuno parla. Sicuramente si tratterebbe (o si tratterà?) di un attaco militare USA e Co. nei confronti della Siria, un Paese arabo. Un attacco dimostrativo si dice. Dopo la Libia la Siria. La medesima coalizione con Francia e Gran Bretagna più Turchi e Sauditi. La Libia ancora alla ricerca della stabilità e della democrazia non ha insegnato nulla allora. La Siria ha le spalle forti con Russia ed Iran protettori. Ma il Presidente Obama, si ritiene, "deve" fare qualcosa. Deve farlo per la credibilità USA. Poichè tempo addietro ha tracciato la cosiddetta "linea rossa" in ordine all'uso delle armi chimiche da parte del regime di Assad. Ora non si può tornare indietro pena la perdita di credibilità USA, o meglio, del Presidente Obama. Pertanto, la "linea rossa" costituisce per Obama un vincolo ad agire, un elemento di rigidità, che sfocia necessariamente nell'inevitabile uso della forza. Posto che la red line non ha avuto effetti preventivi positivi. Ma la via diplomatica rimane la via maestra, anche se tra mille difficoltà ed ostacoli. Ed è paradossale che è proprio il Presidente Obama a dover prendere la decisione ultima dell'attacco: lui, primo premio Nobel per la Pace "sulla fiducia", come dire, prevedendo (auspicando?) pro futuro la sua linea pacifista. Ma la politica è un'altra cosa come si vede. Le idee presonali cedono dinanzi all'interesse nazionale, alla ragion di stato. Se di ragione si parla. Se l'intervento ci sarà (come sembra ahimè) difficilmente sarà autorizzato dal Consiglio di Sicurezza ONU stante il presumibile veto della Russia e il disaccordo palese della Cina. La posizione del nostro governo è ambigua: il ministro degli esteri Bonino si nasconde dietro la eventuale decisione ONU, ben sapendo che mai ci sarà un'autorizzazione. Come se il Popolo fosse una manciata di ignoranti. Prima di un devastante intervento armato, quale che sia la tipologia, occorre riflettere molto ed anticipare, ove possibile, le conseguenze. La Siria rappresenta da sempre un attore importante e fondamentale dell'infinito conflitto arabo-israeliano; il che deve fare riflettere un bel pò prima di avventati interventi militari. La via dipomatica è l'unica chance; in questo concordo con il Ministro Bonino.