La Siria 2013
non è il Kuwait 2003. E nemmeno il Kosovo o la Bosnia. Dieci anni dopo
ritornano venti di guerra in Medio Oriente. Anche se di guerra nessuno parla.
Sicuramente si tratterebbe (o si tratterà?) di un attaco militare USA e Co. nei
confronti della Siria, un Paese arabo. Un attacco dimostrativo si dice. Dopo la
Libia la Siria. La medesima coalizione con Francia e Gran Bretagna più Turchi e
Sauditi. La Libia ancora alla ricerca della stabilità e della democrazia non ha
insegnato nulla allora. La Siria ha le spalle forti con Russia ed Iran
protettori. Ma il Presidente Obama, si ritiene, "deve" fare qualcosa.
Deve farlo per la credibilità USA. Poichè tempo addietro ha tracciato la
cosiddetta "linea rossa" in ordine all'uso delle armi chimiche da
parte del regime di Assad. Ora non si può tornare indietro pena la perdita di
credibilità USA, o meglio, del Presidente Obama. Pertanto, la "linea rossa"
costituisce per Obama un vincolo ad agire, un elemento di rigidità, che sfocia
necessariamente nell'inevitabile uso della forza. Posto che la red line non ha avuto effetti preventivi
positivi. Ma la via diplomatica rimane la via maestra, anche se tra mille
difficoltà ed ostacoli. Ed è paradossale che è proprio il Presidente Obama a
dover prendere la decisione ultima dell'attacco: lui, primo premio Nobel per la
Pace "sulla fiducia", come dire, prevedendo (auspicando?) pro futuro la sua linea pacifista. Ma la
politica è un'altra cosa come si vede. Le idee presonali cedono dinanzi
all'interesse nazionale, alla ragion di stato. Se di ragione si parla. Se l'intervento
ci sarà (come sembra ahimè) difficilmente sarà autorizzato dal Consiglio di
Sicurezza ONU stante il presumibile veto della Russia e il disaccordo palese della
Cina. La posizione del nostro governo è ambigua: il ministro degli esteri
Bonino si nasconde dietro la eventuale decisione ONU, ben sapendo che mai ci
sarà un'autorizzazione. Come se il Popolo fosse una manciata di ignoranti. Prima
di un devastante intervento armato, quale che sia la tipologia, occorre
riflettere molto ed anticipare, ove possibile, le conseguenze. La Siria
rappresenta da sempre un attore importante e fondamentale dell'infinito
conflitto arabo-israeliano; il che deve fare riflettere un bel pò prima di
avventati interventi militari. La via dipomatica è l'unica chance; in questo concordo con il Ministro Bonino.
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