
lunedì 20 gennaio 2014
L'Italia di oggi alla luce della crisi
Attraversiamo un momento storico difficile. Da anni ormai. La credibilità dei nostri politici è pressochè a zero. Si chiedono ai cittadini ulteriori sforzi, sacrifici, in nome delle richieste dell'Unione europea e della solidarietà umana. Le colpe del nostro status sono sempre imputate "al di fuori" dei nostri confini; il capro espiatorio è l'UE. Lo "scaricabarile" preferito dai nostri governanti da sempre. Eppure all'UE non piace fare la parte del gendarme; del giudice dei conti nazionali; del supervisore della corretta gestione dei parametri; del PIL del debito. Occorre tuttavia comprendere che le regole valgono per tutti i 28 Stati membri e per tutti i sistemi nazionali. Alcuni sono in regola; altri hanno passato brutti momenti ma si sono ripresi magnificamente; altri non ce la fanno a rimettersi in riga, pur con buon impegno; altri ancora perseverano nella cattiva gestione della cosa pubblica sperando che un "Dio superiore" scenda in terra è li aiuti. Che dire? Occorre un governo che governi (sembra lapalissiano!); ricordo la frase di W. Churchill allorchè durante i bombardamenti del Regno Unito fu nominato Primo Ministro. Promise ai suoi concittadini solo «lacrime, sudore e sangue»; non promise un futuro roseo nè di abbassare le tasse, nè false informazioni sulla tenuta dei conti dello Stato. Siamo ad un "turning point" definitivo; non un punto di svolta ma un punto di non ritorno. Allora diamoci una mano. Siamo il Paese di Leonardo, di Dante, di tanti fantastici italiani, perchè no di Altiero Spinelli. Noi discendiamo da costoro. Se non siamo in grado di farcela allora dobbiamo prendere atto che l'Italia è cambiata. In molto peggio.
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