domenica 1 giugno 2014

Risposta a D.M. che scrive su Il Sole 24 Ore una lettera su "Il reale peso dell'Europarlamento"


Leggo la lettera pubblicata oggi 29 maggio 2014 (sul numero 145 a pag. 22) dal titolo "Il reale peso dell'Europarlamento" a firma D.M., che mi da l'opportunità di spiegare meglio e di chiarire a beneficio della collettività. Da studioso della materia senza alcun motivo di polemica. Anzi, lo ringrazio per la sollecitazione. Non dobbiamo dimenticare che l'Unione europea non è uno Stato (ancorché taluni la ritengano un "Super-Stato" o qualcosa del genere) e, quindi, dal punto di vista strettamente giuridico non è possibile fare riferimenti statali. Non sono corretti né adeguati. L'accostamento è improponibile. Il sistema istituzionale UE è un sistema complesso (28 ordinamenti giuridici da cooordinare), diverso, dalle due anime: una propriamente "comunitaria", direi istituzionale, l'altra intergovernativa. Il potere legislativo è appannaggio di tre istituzioni comunitarie: la Commissione europea che gode di un diritto molto esteso di iniziativa legislativa e dà l'avvio all'iter legislativo nell'interesse comune; ed è l'organo sostanzialmente esecutivo e di controllo UE; poi abbiamo il Parlamento europeo (PE) (organo che rappresenta i Popoli europei) ed il Consiglio dell'Unione (che rappresenta i governi degli Stati membri; da non confondere con il Consiglio europeo che è un organo politico che riunisce i Capi di Stato e di governo dei 28 Stati). Dalla dialettica istituzionale di PE e Consiglio, e dai differenti obiettivi delle istituzioni, scaturisce la legislazione UE che generalmente conosciamo come il diritto dell'Unione europea. Quelle "leggi" europee che, in modo diretto ovvero in modo mediato, stabiliscono diritti e doveri non solo per lo Stato ma anche per le persone (fisiche e giuridiche). Il Parlamento europeo, oggi, a seguito dell'ultima riforma del Trattato di Lisbona entrata in vigore il 2010, gode di un potere legislativo riconducibile a quello del Consiglio UE, e quindi, laddove non riscontri un interesse generale e soprattutto dei cittadini che rappresenta, può bloccare l'iter legislativo fino al punto di porre il veto nei confronti del Consiglio. E' una importante conquista raggiunta negli anni. Ricordo, infatti, che con la novellata procedura legislativa ordinaria, che è la procedura più importante ed utilizzata per l'esercizio delle politiche comuni, il PE (oltre alle altre prerogative altrettanto importanti che non sto in questa sede ad esporre) rappresenta l'unica "voce" dei cittadini europei. Ecco perché è importante essere ben rappresentati all'interno del sistema legislativo UE. Quanto al costo degli Europarlamentari, com'è comprensibile, si tratta di scelte politiche. Ricordo soltanto, per maggiore chiarezza, che il bilancio UE a differenza di altre organizzazioni internazionali, si fonda su risorse proprie (art. 311 TFUE): si tratta di entrate prelevate nel quadro delle politiche comunitarie e non già provenienti dagli Stati membri e calcolate come contributi nazionali. Le risorse proprie sono costituite da dazi doganali, diritti agricoli, contributi zucchero, aliquota prelevata sulla base imponibile armonizzata dell'imposta sul valore aggiunto (IVA) e aliquota prelevata sul reddito nazionale lordo (RNL).

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