domenica 8 settembre 2013

Ancora sul'intervento militare in Siria (Parte II).


Queste ulteriori riflessioni sull'intervento militare in Siria scaturiscono dalle ultime dichiarazioni dell'amministrazione USA. Forse saranno le ultime in tempo di pace. L'intervento "punitivo" si farà dunque ma su quali basi giuridiche, morali, etiche? Esiste nel diritto internazionale un generale "diritto di punire" e/o una "responsabilità di proteggere"? Occorre riportare il discorso sui canali corretti.  Non esiste una sorta di "licenza di uccidere" nelle norme internazionali bensì, piuttosto, un dovere in capo alla comunità internazionale (Stati ed organizzazioni internazionali) di protezione della popolazione civile laddove all'interno dello Stato siano violati i diritti umani e le libertà fondamentali in modo grave e persistente. Dopo aver esperito tutte le misure politico-diplomatiche possibili e constatato che lo Stato non intende terminare le sue pratiche contestate, previa autorizzazione del Consiglio di Sicurezza ONU, è possibile individuare una coalizione per l'intervento armato. Si badi bene, però, con azioni mirate su obiettivi politico-militari da eseguirsi nel più breve tempo possibile e, se possibile, senza spargimento di sangue (!). Non so come sia possibile un intervento di tal fatta. Un'altro aspetto che va considerato è l'effetto dell'intervento armato. Negli ultimi esempi (Iraq, Libia) gli interventi hanno comportato il "cambio di regime" nel governo del Paese, spesso portando avanti , in verità, interessi più legati agli Stati membri della coalizione che ai diritti della popolazione civile locale. In qualche caso, tuttavia, il cambio di regime ha dato i suoi frutti positivi. Nelle ultime dichiarazioni (USA e Francia) emerge il solo obiettivo di "punire" il regime di Bashar al-Assad con un intervento unilaterale (della sola USA? + Francia, Turchia, Arabia Saudita?); non emerge l'intento umanitario talvolta sbandierato. Ciò che emerge, almeno prima facie, è l'intento di punire Damasco per aver oltrepassato il limite della "red line" imposta dal Presidente Obama sull'utilizzo delle armi chimiche. Dimensione punitiva del tutto estranea alla "responsabilità di proteggere". Non troverebbe un fondamento di legalità ai sensi del diritto internazionale, non sussistendo, a quanto consta, una norma che consenta di sanzionare la violazione di regole internazionali attraverso l’uso della forza armata al di fuori delle ipotesi consentite dalla Carta delle Nazioni Unite (si veda il mio precedente post). Un intervento unilaterale sarebbe un colpo basso non solo alla credibilità del diritto internazionale, ma anche per l’intero sistema di sicurezza delle Nazioni Unite che, anche a fronte della solerzia dimostrata da realtà regionali come l’Unione Europea e la stessa Lega Araba, ha più che mai bisogno di dimostrare una rinnovata capacità di funzionamento per confermare la propria centralità in materia di mantenimento della pace e della sicurezza internazionale. E a questo proposito ricordo che sono anni ormai che si parla di riforma dell'ONU ma senza addivenire ad una soluzione giacché gli Stati membri più rappresentativi, detentori del diritto di veto nel Consiglio di Sicurezza, non pare abbiano la volontà diestendere con altri i loro privilegi che lo Statuto di Sanfrancisco del 1945 loro attribuisce. Ma erano tempi divesi, dopo la fine della II guerra mondiale. Dopo circa settant'anni di applicazione della Carta ONU sembrerebbe giunto il momento di una riforma complessiva dell'intero sistema di sicurezza ONU. Ma le sovranità degli Stati membri sono in agguato….

2 commenti:

  1. Kosovo..Iraq....e ora Siria? ripetitivi interventi unilaterali degli Stati Uniti sono una violazione dei valori fondamentali di diritto internazionale."Punire" ai fini "umanitari"? sto studiando il diritto internazionale, professore....e sono confusa...

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  2. Fino ad adesso si tratta di parole; parole gravi circa un intervento armato, ma pur sempre parole. Mi sembra che l'atteggiamento USA e Francia stia cambiando; verso una soluzione diplomatica. Bene. Attendiamo. Mi sembra però che un ruolo importante di mediazione lo stia assumendo la Russia. Vediamo cosa accade. Grazie per il commento gradito!

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